BATTAGLIA DI ADUA
MISURA 9 MQ
PROPRIETA PROF. UGO BARLOZZETTI RESIDENZA MODELLO SEDE PONTASSIEVE
REALIZZAZIONE UGO BARLOZZETTI
La battaglia di Adua si combatté il 1 marzo 1896 nei dintorni della città di Adua tra le forze italiane comandate dal ten.gen. Oreste Baratieri e l’esercitoabissino del Negus Menelik II°. Gli italiani subirono una pesante sconfitta, che arrestò per molti anni le ambizioni coloniali sul Corno d’Africa. Le forze in campo presentavano da parte etiope 100.000 effettivi (di cui 80.000 con armi da fuoco), 42 pezzi di artiglieria e mitragliatrici. Da parte italiana 17.700 effettivi (tutti con armi da fuoco), circa 2.000 ascari e 56 pezzi di artiglieria. La guerra iniziata nel dicembre 1895 aveva visto l’esercito italiano più volte sconfitto in piccoli scontri nella regione del Tigré, poi nella battaglia di Amba Alagi. Il 22 gennaio 1896 si verificò anche la resa del presidio di Macalé dopo un assedio durato oltre due mesi. Molteplici le concause che determinarono la pesante sconfitta: equipaggiamento di bassa qualità, reparti composti per la maggior parte da soldati di leva, poco esperti e scarsamente motivati, armi in dotazione di modello antiquato e quindi poco efficienti, infine le unità di Ascari mostrarono un comportamento discontinuo e talvolta non collaborativo. A questi occorre aggiungere i limiti e le inadeguatezze degli ufficiali: gli ordini e gli spostamenti dei reparti mostrarono improvvisazione e scarso coordinamento, al limite della disorganizzazione. Supportati oltretutto da cartografia improvvisata e non aggiornata. Una serie di spostamenti non coordinati tra i vari reparti portò l’intero contingente italiano a trovarsi circondato dalle sovrastanti forze nemiche. Le perdite ammontarono ad oltre 6.000 , i feriti oltre 1.500, più di 3.000 i prigionieri, oltre alla perdita di tutta l’artiglieria e di 11.000 fucili. A questi numeri occorre aggiungere le morti di moltissimi feriti a causa di complicazioni e infezioni successivamente intervenuti e quella di un gran numero di prigionieri a causa del cattivo trattamento loro riservato dagli abissini