Si tratta del primo progetto di gruppo dell’associazione.
i soci modellisti MERCANTI PIETRO, BARLOZZETTI UGO, LAMBERTO PICCHI, DEGL’INNOCENTI SPARTACO, RANIERI MARIO, hanno dato vita a questo progetto che vuole ripercorrere gli eventi e i luoghi della Firenze medioevale con i suoi eventi ecc.
la realizzazione dei manufatti segue una rigoroso ricostruzione e ricerca storica che porta non solo le basi per la realizzazione dei diorami, ma anche la realizzazione di ricerche storiche più dettagliate come la storia del calcio storico, delle arti dell’araldica a tanto altro ancora, tutto materiale che viene utilizzato per convegni e conferenze sulla storia di Firenze
ASSEDIO AL CASTELLO
GRANDEZZA 7 MQ.
PROPRIETA ASSOCIAZIONE RESIDENZA MODELLO SEDE PONTASSIEVE
REALIZZAZIONE gruppo di lavoro , coordinatore UGO BARLOZZETTI
Oste Fiorentina all’assedio del castello I° quarto XIV Sec. Ipotesi ricostruttiva di assedio al castello dove viene evidenziato le caratteristiche della difesa interne, e le tattiche degli assedianti con le loro macchine da guerra. Il diorama è opera dei modellisti e storici: Prof. UGO BARLOZZETI PIETRO MERCANTI – NAPPINI IACOPO
USCITA DELL’OSTE FIORENTINA
USCITA OSTE FIORENTINA VS. PISTOIA
MISURA CM 300 X 0,80
PROPRIETA ASSOCIAZIONE RESIDENZA MODELLO SEDE PONTASSIEVE
REALIZZAZIONE GRUPPO DI SOCI
Nel XIII sec. la città di Firenze era divisa in sei parti, dette appunto sestieri o sesti, ognuna delle quali forniva all’esercito del comune un contingente di fanteria e uno di cavalleria. Ogni sesto comprendeva un numero variabile di gonfaloni in base alla sua popolosità. Un sesto infatti conteneva diverse parrocchie (dette populi), che erano la base dell’amministrazione cittadina. Per equilibrare la differente popolosità delle parrocchie, più o meno populi appartenenti allo stesso sesto erano raggruppati in un solo gonfalone: esistevano vexilla che raggruppavano i popolani di una sola parrocchia (ad esempio, a Firenze la società dell’Aquila del sesto di Borgo, che conteneva solo il popolo di Santa Trinita), e altri che ne contavano tre o quattro. Nel Libro di Montaperti sono rimasti solo i registri delle venticinquine del sesto di Porta San Pancrazio, suddivise per parrocchie: ne risulta un totale di 42 venticinquine, anche se non tutte “a piena forza”, per un contingente di circa 1050 uomini; fin qui è il dato certo, da qui cominciano le supposizioni e le induzioni. Per stimare i valori totali della fanteria, nonché quelli degli altri sesti, possiamo utilizzare il metodo seguente. Dal Libro di Montaperti sappiamo, oltre al numero di fanti di San Pancrazio, il numero di gonfaloni di tutti i sesti; in particolare, San Pancrazio metteva in campo tre vexilla. Come abbiamo già detto, sappiamo anche che i gonfaloni erano costituiti da una o più parrocchie, in modo da bilanciarne la relativa popolosità e risultare tutti di forza più o meno uguale. Quindi, facendo una media, possiamo dire che ogni gonfalone contava attorno ai 350 uomini, se stimiamo a 1050 i fanti di San Pancrazio, o attorno ai 475, se riteniamo valida l’ipotesi del Paoli e stimiamo il totale a 1425. Estendendo questa media agli altri sesti si ottiene:
– Sesto di Oltrarno: 7 gonfaloni, con 2450 o 3325 uomini (98 o 133 venticinquine);
– Sesto di Porta San Pancrazio: 3 gonfaloni, 1050 o 1425 uomini (42 o 57 venticinquine);
– Sesto di San Pier Scheraggio: 7 gonfaloni, con 2450 o 3325 uomini (98 o 133 venticinquine);
– Sesto di Borgo Santi Apostoli: 2 gonfaloni, 700 o 950 uomini (42 o 57 venticinquine);
– Sesto di Porte del Duomo: 3 gonfaloni, 1050 o 1425 uomini (42 o 57 venticinquine);
– Sesto di Porta San Piero: 3 gonfaloni, 1050 o 1425 uomini (42 o 57 venticinquine).
Per un totale che oscilla tra gli 8750 e i gli 11875 fanti, e una media di 10325, in pieno accordo con i dati citati all’inizio dell’articolo sulla base del Villani: una forza in ogni caso imponente, superiore da sola alla gran parte degli eserciti che si scontrarono nell’Europa del Medioevo.
CASTELLO DI MONTE DI CROCI
CASTELLO DI MONTE DI CROCI
GRANDEZZA 2,5 MQ.
PROPRIETA ASSOCIAZIONE RESIDENZA MODELLO SEDE PONTASSIEVE
REALIZZAZIONE MERCANTI PIETRO
Il più antico ricordo dell’esistenza di un castello in questa zona (Monte di Croce) si ricava da un documento del 1097 relativo ad un’affrancazione operata dal Conte Guido, figlio d’altro conte Guido, a favore di due servi in premio della loro fedeltà. Nel 1113 poi si registra una donazione d’immobili parte dei quali situati nel castello e distretto di Monte di Croce, con patronato della Chiesa del loco dedicata agli SS. Miniato e Romolo . Monte di Croce nel XII secolo costituisce un importante caposaldo dello stato feudale dei conti Guidi nella Tuscia, il centro di un distretto comitale… “…dove un visconte (della famiglia Da Caliga) rappresentava i signori prelevando tasse, chiamando gli uomini alle armi ed amministrando la giustizia.
(tratto da I. Moretti,Le antiche leghe di Diacceto Monteloro e Rignano Ed. Studi Storici Artistici 1988)
Il castello di Monte di Croce appare con tutta la sua corte tra i feudi dei Guidi (originari del Casentino) nei diplomi imperiali nel 1164 – 1191 – 1220. Alla metà del XII secolo il castello costituì un punto di frizione fra i conti Guidi (la vecchia organizzazione feudale) ed il comune di Firenze (la nascente realtà comunale) che, dopo un vano tentativo d’assalto nel 1147, ebbe partita vinta sei anni dopo e poté così smantellare le difese castellane (1153). Il castello di Monte di Croce sorgeva sulla sommità di una collina, presso Fornello, nel comune di Pontassieve ad una quota di mt. 442 s.l.m. Il sito mostra oggi solo dei ruderi di quella che doveva essere la chiesa degli SS. Miniato e Romolo, al contrario nessuna traccia rimane delle mura, sulle cui fondamenta forse in epoca successiva è stata edificata una casa colonica tuttora esistente. Questi pochi dati storici e le tracce di quello che doveva essere il più importante presidio dei conti Guidi nella valle dell’Arno e della Sieve. Per il resto nella realizzazione del presente diorama mi sono basato su conoscenze di carattere storico generale – La tipologia delle mura, nei manufatti del XII secolo – La presenza di semplici e robuste torri d’avvistamento e segnalazione – L’esistenza di un piccolo borgo subito fuori le mura, abitato da contadini ed artigiani che garantivano la vita della corte castellana e del presidio di soldati – La chiesa quale centro della vita religiosa e civile (i registri dei battesimi, le onoranze funebri) – La presenza forse d un ospizio per pellegrini e viandanti(il sito si trova lungo un tracciato, forse di origine Etrusco, che da Fiesole si collegava a sud alla Cassia Vetus e a nord-est verso il Casentino e la Romagna. Ho cercato di rappresentare le modalità di guerra dell’epoca: rilevante uso d’archi e frecce grosse pietre scagliate dalle mura, liquidi bollenti e fuoco da lanciare sugli assalitori. Le fortificazioni murarie riguardavano solo il lato da cui ci si aspettavano gli assalti (Firenze) per il resto bastavano rudimentali e più economiche palizzate di legno, ricavato dagli alberi abbattuti tutto intorno al castello per non concedere vantaggi agli assalitori.
Il diorama è realizzato in legno, cartoncino e materiale sintetico per il paesaggio
VIA TANZINI E PALAZZO SANSONI TROMBETTA
Via TANZINI
MISURE CM .300 X 6°
PROPRIETA ASSOCIAZIONE RESIDENZA MODELLO SEDE PONTASSIEVE
REALIZZAZIONE MERCANTI PIETRO
La Via Tanzini è una delle strade più importanti e antiche della città di Pontassieve, la via posta nella parte alta della città inizia dalla porta Aretina con il grande orologio e la campana sulla sua sommità, e termina alla porta Fiorentina. Al centro della via si erge uno dei monumenti più importanti della città, ovvero il palazzo oggi sede del comune. il Palazzo Sansoni Trombetta, si affaccia sul lato settentrionale della piazza Vittorio Emanuele 2° la quale è stata fino al XVI secolo il cuore della vita economica, sociale, politica e religiosa. La costruzione del palazzo risale alla metà del ‘700 ma nel 1800 passò ai Trombetta, una famiglia di banchieri dell’Isola di Corfù che si imparentò con la famiglia Sansoni. Sulla facciata si ha una decorazione dove si intrecciano in modo elegante le iniziali dei cognomi delle due famiglie. Oltrepassando la porta Aretina ci si trova nel borgo antico cuore pulsante delle attività commerciali con le sue innumerevoli botteghe, scendendo dalla piazza V .Emanuele 2° si arriva alla parte bassa della città dove troneggia la piazza della stazione ferroviaria (dove è posta la nostra sede sociale).
PONTE VECCHIO
PONTE VECCHIO
MISURE CM 180 X 0,50
PROPRIETA ASSOCIAZIONE RESIDENZA MODELLO SEDE PONTASSIEVE
REALIZZAZIONE PAOLO GARBIN
Il Ponte Vecchio è uno dei simboli più celebri della città di Firenze ed uno dei ponti più famosi del mondo. Attraversa il fiume Arno nel suo punto più stretto, dove nell’antichità esisteva un guado Sicuramente un ponte nelle attuali posizioni venne rifatto dopo un crollo nel 1177. Studi novecenteschi sui resti nelle testate e nei piloni dimostrano che esso poggiava su residui più antichi, come travi in rovere della seconda metà del X secolo. Danneggiato nel 1222 e nel 1322, fu spazzato via dall’alluvione del 1333, una delle più violente che si ricordino. Dopo la costruzione dei “lungarni”, il ponte venne ricostruito, a tre valichi, nel 1345 ed è considerato opera di Taddeo Gaddi (secondo il Vasari) o di Neri di Fioravante Nel 1442 l’autorità cittadina per salvaguardare la pulizia e il decoro, impose ai beccai (macellai) di riunirsi nelle botteghe sul Ponte Vecchio per renderli un po’ isolati dai palazzi e dalle abitazioni del centro. La disposizione mirava soprattutto ad eliminare le consuete, maleodoranti tracce lasciate dai barroccini dei beccai lungo le strade fino all’Arno durante il trasporto degli scarti più minuti delle lavorazioni delle carni, scarti che potevano ora disperdersi direttamente, senza alcun danno, nella sottostante corrente del fiume. Da quel momento il ponte divenne il mercato della carne ed i beccai, divenuti in seguito proprietari delle botteghe, per ottenere più spazio, vi aggiunsero in modo disordinato delle stanzette aggettanti sul fiume puntellandole con pali di legno
PONTE DI RUBACONTE
PONTE DI RUBACONTE (oggi ponte alle Grazie)
Misure cm 160 x 0,50
PROPRIETA ASSOCIAZIONE RESIDENZA MODELLO SEDE PONTASSIEVE
REALIZZAZIONE PAOLO GARBIN
L’attuale ponte è datato 1957, ricostruzione del precedente e antico ponte detto “Rubaconte”, dal nome del podestà Rubaconte da Mandello che lo aveva fatto costruire nel 1227, su disegno che Giorgio Vasari. Anticamente si presentava con una struttura a nove arcate ed era il ponte più lungo di Firenze, Nel 1347 due arcate sulla riva sinistra furono chiuse per ampliare piazza dei Mozzi e nell’Ottocento il numero di arcate si ridusse a sei, per la costruzione dei lungarni, come testimoniano numerose fotografie Alinari del periodo. Il ponte Rubaconte era reso caratteristico dalla presenza sulle pigne di numerose casette di legno, per lo più tabernacoli, poi trasformati in cappelle, romitori e botteghe, simili a quelle ancora esistenti sul Ponte Vecchio, ma poste solo all’altezza dei piloni. Due di questi edifici furono noti per essere stati all’origine di altrettanti monasteri femminili, quello delle Romite del Ponte e quello delle Murate. Nella cella delle «murate» visse, sin dal 1320, una piccola comunità di monache di clausura trasferite poi nel Quattrocento nel monastero omonimo in via Ghibellina. Vi erano poi due oratori, uno dedicato a santa Caterina e l’altro alla Madonna del Soccorso, di patronato degli Alberti presente sul primo pilone dell’antica struttura, detta “santa Maria alle Grazie” (attribuita al Maestro della Santa Cecilia, fine XIII-inizi XIV secolo), ritenuta miracolosa e oggetto di devozione popolare. Da questo tabernacolo il ponte prese il nome attuale. Questi edifici, ormai abbandonati, furono però distrutti, verso il 1876, per allargare la carreggiata del ponte e farvi passare sopra la linea tranviaria.
p.za SAN PIERO IN SCHERAGGIO -oggi P.ZA della SIGNORIA e le case torri
PIAZZA SIGNORIA E LE CASE TORRI
MISURE 2,5 MQ.
PROPRIETA ASSOCIAZIONE RESIDENZA MODELLO SEDE PONTASSIEVE
REALIZZAZIONE PIETRO MERCANTI – MAURIZIO SIGNORI
Il diorama rappresenta P.za San Piero in Scheraggio oggi piazza della Signoria) agli inizi del 1300 quando esistevano le case Torri Guelfe e Ghibelline ed ancora non era stato costruito l’attuale Palazzo Vecchio sede del comune di Firenze) . Il nome della piazza derivava dalla chiesa presente che portava appunto il nome di S. Piero in Scheraggio. Guardando il piano sotto le case torri si possono vedere riportate le testimonianze del periodo Romano la cartografia è stata concessa dall’istituto archeologico e la riproduzione delle case torri è riprodotta utilizzando quadri e carte dell’ARCHIVIO STORICO del comune di Firenze. L’opera realizzata in cartone e gesso da Pietro Mercanti con la collaborazione di Maurizio Signori . Il diorama della piazza è la prima opera realizzata nell’ambito del progetto FIRENZE COM’ERA
il CARROCCIO FIORENTINO
USCITA DEL CARROCCIO FIORENTINO VS. MONTAPERTI
MISURA CM 300 X 0,60
PROPRIETA ASSOCIAZIONE RESIDENZA MODELLO SEDE PONTASSIEVE
REALIZZAZIONE LAMBERTO PICCHI – SPARTACO DEGL’INNOCENTI – MARIO RANIERI
Chi pensa che Il Carroccio, fosse appannaggio dei Comuni della Lombardia, dovrà invero ricredersi: non solo quasi tutti i liberi Comuni ne fecero uso, ma particolarmente a Firenze era allestito tutto un complesso apparato relativo al Carroccio nei casi in cui si decideva la guerra. Una volta deliberato di muovere contro il nemico, il governo fiorentino era solito ordinare pubbliche preghiere, e veniva suonata notte e giorno la Martinella, che era una campana, detta anche Bellifera per il suo collegamento con gli eventi bellici, situata nell’ arco della Porta Santa Maria. Questa porta, che dà il nome all’ attuale via Por Santa Maria, chiudeva la prima cinta muraria di Firenze in direzione del Ponte Vecchio, e si trovava all’ altezza dell’ attuale Loggia del Mercato Nuovo (o del Porcellino). Quando però l’ esercito fiorentino usciva in battaglia, la campana veniva issata su un carro sacro, il Carroccio. Era questo un carro dipinto tutto in rosso, tirato da una pariglia di buoi coperti di gualdrappe anch’ esse rosse, e recava oltre alla Martinella, un’ antenna sulla quale sventolavano gli stendardi della città. Dato che trasportava le insegne della Repubblica, perdere il Carroccio in battaglia era giudicato un grandissimo disonore e, pertanto, venivano disposti a combattere attorno al carro sacro tutti i più valorosi guerrieri della città. L’ esercito che perdeva il Carroccio, peraltro, risultava perciò talmente demoralizzato da darsi per vinto. Un cappellano celebrava la Messa su un altare che sorgeva sulla parte anteriore del Carro. Questo avanzava sempre in mezzo alle file dei combattenti, i quali prestavano orecchio ai trombettieri che, seduti sul retro dell’ altare, davano i segnali di assalto, di raccolta o di ritirata. Il Carroccio fiorentino cadde nella mani dei Senesi nel corso della battaglia di Montaperti del 1260, e da quell’ epoca non lo sostituirono più con un altro. Il Carroccio non serviva soltanto come porta-insegne della Repubblica nel corso di spedizioni militari: veniva utilizzato anche come segno di distinzione per uscire incontro a personaggi di riguardo che visitavano Firenze.
GHETTO FIORENTINO E MERCATO VECCHIO
GHETTO FIORENTINO E MERCATO VECCHIO
MISURA 2 MQ.
PROPRIETA ASSOCIAZIONE RESIDENZA MODELLO SEDE PONTASSIEVE
REALIZZAZIONE PAOLO GARBI N
Il Mercato vecchio era una zona di Firenze che venne demolita, assieme al vecchio Ghetto, tra il 1885 e il 1895 per la creazione di piazza della Repubblica, nell’ottica del cosiddetto risanamento cittadino. Nelle demolizioni andarono perse 26 antiche strade, 20 tra piazze e piazzette, 18 vicoli. Furono abbattuti 341 immobili ad uso abitativo e 451 botteghe. Furono allontanate da quella zona 1.778 famiglie per un totale di 5.822 persone. la zona , caratterizzata da innumerevoli vicoli bui, piccole chiesette e torri medievali, affiancati da case decadenti e botteghe piene di uomini e merci. Qualsiasi articolo era reperibile nel mercato e sia ricchi che poveri potevano trovarvi ciò di cui avevano bisogno: la beccheria (la nostra macelleria) era posizionata al centro del mercato e tutto intorno erano disposte le botteghe di medici e speziali, linaioli e canapai; già allora era possibile degustare cibi tipici per strada (una sorta di antico fast food): gnocchi, sommommoli, frittelle, pesce…Inoltre nella piazza si trovavano alcune importanti testimonianze architettoniche ed artistiche, tra cui, nella zona dei portici, la Loggia del Pesce progettata da Giorgio Vasari e oggi collocata in Piazza dei Ciompi, all’incrocio tra il Cardo ed il Decumano della città romana, la Colonna dell’Abbondanza: su questa era posta la statua di Donatello raffigurante la Dovizia e l’Abbondanza; ( questa, irrimediabilmente rovinata per una caduta, nel diciottesimo secolo fu sostituita da una copia realizzata da Giovan Battista Foggini.) e la chiesa medievale, di San Tommaso, la cui struttura fu inglobata nell’edificio che oggi ospita l’Hotel Savoy
P.ZA S. CROCE E IL CALCIO STORICO
PIA ZZA S. CROCE E IL CALCIO IN LIVREA
MISURE 2 MQ.
PROPRIETA ASSOCIAZIONE RESIDENZA MODELLO SEDE PONTASSIEVE
REALIZZAZIONE PICCHI LAMBERTO, MERCANTI PIETRO, SPARTACO DEGL’INNOCENTI
Il Diorama ricostruisce la storica partita del 1530 durante l’assedio di Firenze da parte delle truppe di Carlo V. La P.za S. Croce è riprodotta all’epoca dell’evento, la Basilica (consacrata il 6 gennaio 1443) aveva ancora la facciata in pietraforte, solo nel 1857 papa Pio IX pose la prima lastra di marmo. L’inaugurazione ebbe luogo il 3 maggio 1863, ma la facciata venne ultimata solo nel 1865, in occasione dei festeggiamenti Danteschi, quando al centro della piazza fu collocato il monumento a Dante. La partita in questione fu giocata più che altro come sfida e dileggio al nemico assediante che poteva vedere e per di più sentire la Fierezza, e l’orgoglio dei Fiorentini.
Il diorama si completa con la presenza di circa novecento figurini fra Corteo della Repubblica, Calcianti e pubblico.