Proprietà: DUILIO CURRADI
Scala: 1 a 100
Lunghezza: cm 313
Caratteristiche: motori elettrici, impianto fumogeno, illuminazione, alza\ammaina bandiere, sirena
Breve storia del Normandie:
Il Normandie era destinato alla linea Le Havre – New York e poteva compiere la traversata in soli quattro giorni e mezzo grazie alla sua velocità di oltre 30 nodi. Lungo 313 metri e largo 36, poteva trasportare 1972 passeggeri, un numero volutamente limitato affinché tutti potessero godere, nelle varie classi, di spazi e comodità mai visti, fino ad allora, su un transatlantico. Gli 863 passeggeri di prima classe pranzavano nella grande salle à manger, di 18 metri più lunga della galleria degli specchi di Versailles. Costruito dai Cantieri Saint-Nazaire-Penhoet, il Normandie possedeva un sistema di propulsione turboelettrico, molto avanzato per l’epoca, capace di erogare, complessivamente sule quattro eliche, 160.000 cavalli. Disponeva di 29 caldaie principali a tubi d’acqua, funzionanti a nafta, e di 4 caldaie cilindriche ausiliarie a tubi di fumo. Il vapore prodotto azionava quattro turbine Parsons collegate a quattro alternatori. La corrente prodotta veniva inviata ai quattro motori elettrici di propulsione, da 40.000 cavalli ciascuno. Il Normandie raggiunse New York il 28 Agosto 1939, lo stesso giorno in cui la Germania invase la Polonia. La nave rimase in disarmo in questo porto insieme ad altri grandi transatlantici fra i quali il Queen Mary ed il Queen Elizabeth. Con l’entrata in guerra degli Stati Uniti iniziò la trasformazione di queste grandi navi in trasporti truppe. Navi di queste dimensioni potevano trasportare 12.000 soldati a viaggio ad una velocità talmente elevata che non richiedeva la scorta di navi militari. Il Normandie, durante i lavori, si incendiò e l’acqua utilizzata per spegnere l’incendio produsse un forte appesantimento dello scafo. La nave si inclinò sul fianco sinistro fino a coricarsi sul fondo dove rimase semisommersa fino alla fine della guerra. Per recuperare lo scafo fu necessario smontare tutte le sovrastrutture e sigillare, con costosissime operazioni subacquee, tutti i locali e aspirare l’acqua in essi contenuta. Lo scafo si raddrizzò gradatamente fino a riprendere il normale assetto di galleggiamento. Fu successivamente demolito in quanto, nell’immediato dopoguerra, non esisteva più un mercato in grado di giustificare i costi di ripristino e di esercizio di una nave di questo tipo.