La realizzazione del grande plastico sociale era molto sentita da parte di tutti noi associati e quando abbiamo deciso di realizzare il nostro plastico ci siamo trovati davanti a molti problemi a partire dallo spazio espositivo disponibile nella nostra sede, a che tipo di plastico volevamo fare che potesse essere fedele al nostro modo di pensare (cioè che tenesse conto del lato storico e modellistico, proprio del nostro DNA) il reperimento delle risorse finanziarie per la realizzazione e infine il progetto doveva essere modulare per poter essere trasportato ed esposto nelle tante mostre modellistiche alle quali l’associazione era chiamata a partecipare.
Dopo molti incontri fra di noi per far quadrare tutti i punti del progetto si giunse a queste conclusioni:
Il plastico doveva essere grande, molto lungo, ma stretto, doveva riguardare il nostro territorio, doveva riguardare un’epoca diversa a quella di oggi (lato storico) e soprattutto doveva essere corredato da una documentazione storica che desse la certezza della realtà storica del manufatto.
Non restava che decidere il soggetto della realizzazione e in questo caso la sorte ci è venuta incontro. In uno dei vari incontri con il responsabile cultura del dopolavoro ferroviario a Firenze Giovanni Russo ci è capitato di vedere la planimetria della stazione di Pontassieve con le officine del 1943 . Fu come un fulmine a ciel sereno “Ecco quello che pensavamo ” capimmo subito che quella planimetria racchiudeva tutti i punti che avevamo fissato per il nostro progetto: trasformare quella planimetria in scala HO (1 a 87) in un plastico lungo circa 11 metri e largo 2,5 , che erano le nostre misure espositive ideali, riproduceva una parte della città di Pontassieve che oggi in parte non esiste più, quindi il lato storico ci stava tutto, la parte ferroviaria era documentata con certezza dalla planimetria.
Un numero di modellisti dell’associazione si mise subito al lavoro per dar vita al progetto che vedeva la BCC (Banca di Credito Cooperativo di Pontassieve) come sponsor, il Sindaco di Pontassieve dott.sa Monica Marini concesse il patrocinio con la promessa della presentazione dell’opera nella sede del comune (Palazzo Sansoni Trombetta) quando fosse ultimata, e ci aprì le porte dell’archivio storico del comune per la ricerca
Raggiunti anche questi obiettivi si formò il gruppo di lavoro (Gianni Pez – Pietro Mercanti – Signori Maurizio – Bencini Marco – DiPaolantonio Luigi – ) ciascuno di questi soci ebbe un incarico: Gianni Pez e Bencini Marco si dovevano occupare della realizzazione della parte ferroviaria, mentre Pietro Mercanti e Signori Maurizio e diPaolantonio Luigi della parte progettuale dell’intero progetto relativamente alla ricerca storica e alla realizzazione dei vari manufatti tutti auto costruiti. In questa parte del progetto un aiuto importantissimo ci è giunto dal socio CARLO Benvenuti, un grande collezionista di foto e cartoline antiche del territorio. Da questa inesauribile fonte abbiamo avuto la certezza per la ricostruzione storica della zona, che prevedeva oltre alla stazione, la realizzazione delle officine (vero motivo per il bombardamento) , oggi abbattute e al suo posto un grande spazio vuoto che funziona come un mega parcheggio comunale, La vetreria del Vivo, al suo posto oggi c’è il Centro Commerciale COOP, Le cantine Ruffino come erano all’epoca) ecc.
Ma siccome l’appetito vien mangiando, fu deciso la realizzazione e la stampa di un libro che racchiudesse in se tutto il progetto.
il curatore del libro è stato Mercanti Pietro che si è avvalso di Dipaolantonio Luigi e Signori Maurizio nella ricerca e nelle interviste testimoniali di quelle persone al tempo giovanissime che hanno vissuto quegli anni, sono state richieste e ricevute le fotografie aeree riprese dopo il bombardamento direttamente dall’archivio storico dell’aeronautica Neozelandese (le forze aeree che bombardarono la stazione), altri privati hanno fornito oltre alle testimonianze anche della documentazione, infine sono state contattate per ricordi e materiale utile anche le più conosciute realtà produttive della città (ancora in essere) come le cantine Ruffino, La pasticceria Ruggini ecc. ed è stata quindi realizzata grazie a questa grande mole di lavoro di ricerca la prima parte del libro che parla appunto della storia del territorio.
La seconda parte del libro invece riguarda la parte modellistica, cioè come è stato realizzato il plastico sotto l’aspetto tecnico e funzionale, il libro finisce con una attenta ricostruzione dei mezzi che al tempo percorrevano i binari della stazione di Pontassieve, in questo è stato di importanza capitale Luigi Dipaolantonio ferroviere macchinista di mezzi a vapore e elettrici.
l’ultimo atto era dare un nome a questo libro, venne deciso –“CADEVANO LE BOMBE” Pontassieve novembre 1943