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BARCHINO ESPLOSIVO REGIA MARINA

BARCHINO ESPLOSIVO          Scala 1 a 7

Proprietà CARLO PELLEGRINI    Residenza Modello  PISTOIA

Realizzazione Carlo Pellegrini

 Con la designazione generica barchino  esplosivo si intende una famiglia di mezzi d’assalto sviluppati dalla Regia Marina a partire dal 1935 e impiegati durante la seconda guerra mondiale. Complessivamente ne vennero realizzate circa 100 unità tra le diverse tipologie, la più numerosa designata M.T.M., Motoscafo Turismo Modificato.

Fu usato in diverse azioni belliche, non tutte coronate da successo. La più clamorosa fu quella dell’affondamento dell’incrociatore britannico HMS YORK, nella rada di Souda sull’isola di Creta, la notte tra il 25 e 26 marzo 1941, ad opera di sei barchini al comando del tenente di vascello Luigi FAGGIONI che affondarono inoltre una petroliera da 8000 tsl, la Pericles.

Un’azione contro il cacciatorpediniere francese Trombe venne realizzata a pochi giorni dal termine della guerra dal S. Capo della Regia Marina, passato poi nella Decima Flottiglia Mas di Junio Valerio Borghese, Sergio Denti. Denti, in mare aperto, avvistò il Trombe e la attaccò. Saltò dal barchino a 50 metri dalla nave. Il barchino la colpì creando uno  squarcio di 19 metri nello scafo. Ci furono 20 morti. La nave tornò in porto gravemente danneggiata.

TECNICA : Lo scafo, in legno con carena a spigolo a basso “V”, era suddiviso internamente da due paratie trasversali, non stagne, delimitanti l’alloggiamento del motore e della carica a prora, e dal posto di pilotaggio all’estrema poppa. La coperta era realizzata in tela impermeabile nella zona prodiera, e in alluminio in corrispondenza del motore.

Le dimensioni del mezzo erano: lunghezza mt 4.70, altezza mt 0.65. Era dotato di un motore a scoppio Alfa Romeo a sei cilindri di 75 HP. La carica di scoppio consisteva in un cartocciere cilindrico contenente circa 300 Kg di Tritolital.

Il posto di pilotaggio era sistemato all’estrema poppa; il pilota era seduto su un piccolo sedile a sbalzo rispetto allo  specchio di poppa e basculante all’indietro per facilitare l’abbandono del mezzo da parte dell’operatore (in seguito il sedile fu dotato di uno zatterino sul quale il pilota, una volta catapultatosi in acqua, poteva salire per non subire gli effetti dell’esplosione).

L’attacco avveniva nel seguente modo: individuato il bersaglio, ad una distanza di circa 500 metri, il pilota lanciava il barchino alla massima velocità dirigendolo verso il centro della nave da attaccare, quindi bloccava il timone, si lanciava in acqua e saliva sullo zatterino. Il barchino, urtando sullo scafo dell’obiettivo, affondava e armava il detonatore della carica. Lo scoppio avveniva ad una certa profondità per ottenere il massimo effetto distruttivo dell’onda d’urto nei confronti della carena dell’unità attaccata.

 

IL MODELLO : Costruito in scala 1/7 su piani dell’Ass. Modellisti Bolognesi

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